14 ottobre 2008

Un amore grande grande grande

"Un amore grande grande grande"
quadro realizzato durante la performance al Facebook Megaparty di Roma
acrilico, 100x100cm
© Monica Palermo - all rights reserved



Facce da Facebook romane: a Tor di Quinto
di Laura Bogliolo

ROMA (12 ottobre) - Martina stringe tra le mani un fiammiferino impolverato. L'ha tenuto nel cassetto della scrivania per anni. Quel pupazzetto glielo regalò Davide. Era il suo compagno di banco alle elementari. «Quell'amore – racconta – che provi per la prima volta, quando, a 10 anni, sfiorarsi la mano significava emozionarsi». Aspetta con ansia il suo arrivo. Cellulare acceso e bluetooth attivo. Martina aspetta il segnale: «Un messaggio con la scritta "Dado è dietro di te"». E così è stato. A mezzanotte, come una Cenerentola al contrario, Martina ieri ha incontrato dopo anni il suo primo amore. «E tutto grazie - spiega - a Facebook!». Il social network che ieri è stato festeggiato allo Spazio Zero Village di Tor di Quinto da migliaia di appassionati nel primo I Love Facebook Party romano. Un raduno che sa di nostalgia, tra foto ricordo con i compagni delle elementari ritrovati grazie al miracoloso Search, vecchi amori accettati tra “gli amici” e altri rifiutati. Il raduno è partito dall'idea di Giovanni Simone, 27 anni, responsabile informatico. E il tam tam sui pixel non ha deluso.

Meglio di Chi l'ha visto?. Per qualcuno Facebook, creato nel 2004 da Mark Zuckerberg, all'epoca diciannovenne e studente presso l'università di Harvard (oggi 23 anni e 785° nella lista Forbes degli uomini più ricchi), «è meglio di Chi l'ha visto!». Per altri il social network senza più rivali dopo aver battuto MySpace è una vera droga.

Come una droga. Giordana Grossi, 27 anni, studentessa di Scienze Motorie ammette: «è come una droga, sei ore al lavoro e sei ore su Facebook». E per condividere il suo status di appassionata si è iscritta al gruppo Prima di Facebook avevo una vita. Droga sì, ma a buon fine. Grazie al social network ha ritrovato i compagni del liceo Annibale Maria di Francia nel quartiere San Giovanni. Prima il contatto sul web, poi la cena per rivedersi. «C'è una rincorsa all'amicizia su Facebook - spiega - è una catena che ti porta a riscoprire i volti di quando eri bambina e a condividere con loro le esperienze di oggi».

Umani, troppo umani cercano contatti sul web. Affamati del quel ricordo che stringono dai tempi dell'infanzia. Tra i primi baci dati dietro una lavagna, le prime amicizie «vere» e la voglia di tornare un po' bambini. Il popolo di Facebook alla romana tra sorprese e qualche delusione, mentra la musica dei Queen inonda i tremila metri quadrati dello Spazio Zero Village, tra quadri a forma di cuore della pittrice Monica Palermo,... (segue)
(tratto da Il Messaggero, http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=32678&sez=HOME_SCIENZA)

15 settembre 2008

Proroga della mostra


In un periodo pieno di sofferenze e malumori cerco, nel mio piccolo, di diffondere un "diciamolo col cuore".
Amore genera amore, l'amore non conosce distinzione di razza, colore di pelle, religione e politica, o almeno non dovrebbe.
E' una mostra di 15 quadri di piccolo formato in acquarello e tempera, 15x15cm con l'icona del cuore come leit-motiv.

CUORI IN SERIE di Stefano Iatosti

"La figurazione di matrice pop cita, combina e rielabora le icone immediatamente riconoscibili della cultura visuale contemporanea con preferenza per quelle provenienti dalla pubblicità e dai mass media. I cuori stilizzati di Monica Palermo, artista romana, appartengono senza dubbio al novero delle figure a tutti comprensibili. Su questo tema inflazionato sfidando la leziosità e il già visto, l’artista compie interventi al tempo stesso gestuali e concettuali. Realizza in tal modo variazioni in un ambito rigorosamente bidimensionale, in cui il grafismo è abbinato a cromie accese, di forte impatto seguendo una cifra oscillante fra la partecipazione emotiva e il distacco ironico, evidenziato nei titoli. Il segno semplificato non esclude una componente calligrafica, evidente in alcune delle interpretazioni. L’icona rimanda inevitabilmente al suo contenuto segnaletico e simbolico, proprio in quanto il simbolo scelto è tanto ovvio quanto universale. L’artista assume il cuore stilizzato come un dato di partenza dai connotati ambivalenti, un segno che maschera e rivela, icona del kitsch e schermo delle pulsioni profonde, che nella forma elementare, primordiale trovano voce, espressione, carattere. L’indagine si mostra per quello che è; non semplice espediente, facile richiamo, ma veicolo di contenuti ai limiti della coscienza, meccanismo regressivo e liberatorio, discorso prelogico che arriva dritto al cuore di chi osserva."

Mostra: amore genera amore
Dove: libri&bar Pallotta
Data: fino al 30 settembre 2008
Indirizzo: piazzale Ponte Milvio, Roma
Provincia: Roma
Orario di apertura: dalla mattina fino alle 23,00 (mercoledi chiude alle 20,00)

Links utili per visionare i quadri e le fotografie di Monica Palermo

04 luglio 2008

Intervista di Stefano Iatosti

Stefano Iatosti intervista l'artista Monica Palermo

Credi che nella tua arte sia più importante la meditazione o l’immediatezza?
Nell’immediatezza c’è molta meditazione. Ma in genere è dopo aver realizzato la mia opera, che mi fermo a meditare.

Pensi di recuperare qualcosa della libertà infantile dipingendo?
La pittura mette a contatto con le emozioni più profonde e non ci sono emozioni più profonde di quelle infantili. In ognuno di noi c’è il desiderio di liberarsi dagli schemi e dalle costrizioni dell’età adulta. L’arte offre una possibilità di realizzare il desiderio, sia pure in un tempo limitato.

Ritieni la tua pittura astratta come la musica?
Non ho mai considerato la musica una forma di astrazione. Credo che tanto la pittura che la musica possano suscitare emozioni indipendentemente dal significato che assegniamo loro.

Ti trovi più a tuo agio nell’ordine o nel caos?
Penso che non possano esistere l’ordine senza il caos e viceversa. Il caos è la premessa della creazione perché la mente è libera di spaziare, ma dopo il caos arriva il momento di mettere ordine. Personalmente mi trovo a mio agio tanto nell’ordine che nel caos. Quello che appare come caos dall’esterno può nascondere un ordine interno più saldo, così come l’apparenza dell’ordine più asettico dissimula un caos interiore che si cerca inutilmente di tenere a freno.

La tua scelta del cuore come simbolo può essere riferita a una necessità di dare amore?

Non credo che il cuore abbia qualcosa a che vedere con l’amore. Piuttosto mi rappresenta.

Il tuo cuore è tanto grande da moltiplicarsi o la tua è una visione ironica dell’amore attraverso il suo simbolo?
Sento il bisogno di moltiplicarmi in tutte le forme e cerco di trasmettere, se non amore, serenità e allegria a chi guarda i miei cuori. Non c’è ricompensa più grande del leggere la gioia negli occhi di chi osserva un mio quadro.

Il caos che rappresenti è un’immagine di quello che vedi fuori di te o che senti in te?
Sono circondata dal caos, per le strade e nei sentimenti che provo. Il caos è dentro di me e cerco di liberarmene attraverso le mie forme e i miei colori o piuttosto di dargli un senso, di trasformarlo in un percorso.

La tua è una ricerca a ritroso, un ritorno alle origini, al grado zero della comunicazione? Una sorta di archeologia emotiva?
Prima di dipingere cerco di uscire da me stessa, per quanto è possibile, per entrare nella tela senza vincoli né pregiudizi. Nei miei quadri prevale il senso del gioco infantile, l’istinto del bambino libero da rimproveri e divieti.

Nel caos del mondo, la sola via è l’amore dell’arte o l’arte dell’amore?
Nel caos del mondo serve l’arte dell’amore, che per me si trasforma spontaneamente in amore per l’arte, il mezzo attraverso il quale cerco di esprimere questo amore. Forse solo i bambini sanno qualcosa dell’amore, perché amano a prescindere del giudizio altrui, seguendo il loro istinto e il desiderio di conoscere.

21 marzo 2008

IL GRIDO DEL POST- MODERNO

15/03/08 - 31/03/08
Esposizione internazionale di arte contemporanea
Ars Habitat - Genova

La collettiva vuole presentar il disagio intellettuale dell'artista, mette a confronto 12 artisti differenti. Tra cui, ci sarà la mini personale dell'artista Florkatia Libois.
Attraverso i vari stili, tecniche linguaggi, verranno proposti i diversi pensieri idee, e modo di rapportarsi e rapportarsi al mondo, dell'artista.
Ci si ritrova a viaggiare fra dipinti e sculture, che avvolte scoprono assaggi di vita parallela, fatti di lacrime e sorrisi, gioia o dolore. È qui questo punto, che i volti di maschere si rispecchiano nello spettatore, scatole di piombo, foto in b/n, e gambe amputati perché assolutamente Trendy, l'essere umano si frantuma e si ricompone, in un quadro come se fosse un puzzle.
Perché ogni artista, ha un' esperienza, una sensibilità diversa, e questo ci porta attraverso le varie sensazioni a rispecchiarci, in tanti diversi specchi, che non sono altro i loro occhi.

Per scaricare il pieghevole clicca qui

Artisti partecipanti

Senbau (Giacomo Bauccio - Carlo Senesi) La maschera il doppio gioco dell'anima: ciò che è vero e ciò che non lo è. Sul palco di un teatro si va alla ricerca di quel qualcosa, riflettendosi nel magico specchio di se stessi. Volti che qui si confondono e si fondono, spezzati, che fuggo ma che nello stesso tempo penetrano il corpo, cercando di impadronirsi di quella felicità impercettibile.

Ekka (Erica Borghi) una giovane artista. Ecco la presentazione di sé e della sua crescita, dove AH incomincia ad essere equilibrato, le non linee iniziano a prendere forma eliminando il CAOS iniziale, mettendo a nudo il quadro e il suo riflesso che viene finalmente schiacciato. Ricerca di equilibrio.

Davide Poggi, un semplice foto in B/N, alcune volte modificate; nelle foto, si avverte la solitudine, il vuoto di una strada dove tutto viene messo a nudo, in un auto scatto, la frammentazione dell'istante, che vive nell'eternità in una sorta di limbo, dove le emozioni di dolore e rabbia, si fanno sempre più vere.

Iacopelli Francesco, mette in scena un uovo, simbolo della vita o solamente la rappresentazione di cosa è? Tra semi, piccole uova d'insetto, piombo cucito, come le scatole: il senso della metamorfosi del ciclo vitale, di quella vita che riesce a svilupparsi ovunque esso sia. Di quel microcosmo, che in qualche modo si presenta, e che, poche volte ci soffermiamo ad osservarlo. E tutto questo usando un materiale il piombo, simbolo dell'alchimia.

Giovanni Carlo Rocca e Buonpensieri Mario Alejandro, linee, tratti decisi, colori accessi vivi puliti, che tagliano lo spazio della tela, e che senza pudore si lasciano osservare.
Una materialità figurativa, che rende la solitudine, al disperazione e la sofferenza del mondo rappresentato. La carica espressiva e viva di un figurativo non scontato, ti avvolge come una architettura scenografica, che dal passato ritorna per una nuova audace materializzazione moderna, e di quel lavoro che diviene sempre più imponente e vero.

Federico Pucci, l'ego che prende forma e colore. L' artista (o il non artista) non parla mai di sé, ma è il quadro che lo fa per tutte e due, perché è la rappresentazione delle emozioni, delle sensazioni improvvise che nascono da una conoscenza del guardare se stessi, che permette e ci permette di comunicare al di fuori di noi. Sensazioni che fuoriescono dal quadro, quasi impalpabile e contorniate, da un segno più che deciso.

Carlo Giusti, prendere tutto e raccontare senza lasciare nessun gesto, è tutto cos' incomprensibile: il mondo. Assolutamente trendy, ai nostri occhi, può sembrare semplice, in realtà ha un gusto retro amaro, che racconta una visione malata e incomprensibili di alcuni atteggiamenti estetici. Amputazione, il gioco dell'artista, la visione dell'umanità che ogni giorno ci taglia qualcosa, mentre il grande fratello si schiera dietro una falsa e sadica spiegazione, delle sue azioni.

Adrian Schiopu, corpi, volti che nascono, dalle masse tonali di colori, date sulla tela, così corpose e fondamentali nella trasformazione e la creazione, del soggetto.
Corpi pieni di quell' istante che è stato colto, come i contrasti dei volti, che rimangono vissuti lasciando poco spazio alla spensieratezza, in quei due o tre i colori della carne, c'è l'occhio dell'artista e del suo sguardo che si è fermato e viaggia alla ricerco dell'oltre orizzonte.

Antonio Conte sera strana? Non credo. Ogni suo quadro ha un titolo, un pensiero che diventa reale e palpabile sulla tela....l'esplosione di colori blu, rosso e nero, plasmano una figura simbolica, che vuole rappresentare un qualcosa di attuale, e nello stesso tempo ascetico che lascia pensare, al ciò che potrebbe essere, perché non si pensa mai che è così.

Monica Palermo, Un linea che forma una figura, una figura che si trasforma in colore, il colore che diviene emozione. Un via che porta ad una figura dai contorni che si espandono, portati da una percezione intima del proprio sé, dove non manca mai il calore dei toni caldi, immersi e amalgamati, riavvicinati da un blu ipnotico. Tutto è accompagnato da un tratto vivo, deciso di chi ha la padronanza di un cerchio perfetto, nella morbidezza del gesto pittorico, e di un virtuosismo: ascoltando Mozart in una sola voce.

Mauro Trentini, i gioco dell'illusione, come se dietro a ogni quadro, e spazio rappresentato ci fosse dell'altro, tante strade che portano al di là dell'immaginazione. Nella delicatezza e pulizia del colore si torna a una dimensione quasi onirica, dove ciò che si rappresenta non sempre è quello reale. In archi metafisici, e nei titoli evocati si tenta di afferrare l'invisibile.

Organizzazione generale: Associazione Immaginecolore.com
Curatrice della mostra: Marica Petti
Sede espositiva: Ars Habitat (Palazzo Spinola di San Luca) via San Luca 14/4
Genova, centro storico
Periodo mostra: dal 15 al 31 marzo 2008
Vernissage: 15 marzo 2008 , h 18

31 gennaio 2008

Personale


L'ingresso alla mostra e' libero.
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