23 dicembre 2013

Il grande cuore dei Granatieri di Sardegna



di Monica Palermo
Shama (Libano), 22 dicembre 2013 - Solo pochi mesi fa i Granatieri di Sardegna dopo un periodo di intense esercitazioni a Monte Romano sono partiti per la missione ONU-UNIFIL nell’ambito della missione Leonte XV. Una missione a cui partecipano in veste di “peacekeeper” dando assistenza alla popolazione civile attraverso la realizzazione di progetti civili e militari (CIMIC). Dopo essere stati in visita a una scuola di Al Naqora, gli uomini del nostro contingente in Libano ancora una volta si sono avvicinati alla popolazione locale per trascorrere insieme una giornata all’insegna della gioia e dell’allegria.
Alcuni ragazzi diversamente abili, della struttura riabilitativa Mosan Centre della città di Timo, sono stati ospitati dagli uomini del contingente italiano, su base Granatieri di Sardegna, presso la base Millevoi di Shama. Insieme ai loro operatori di sostegno, 23 ragazzi in età compresa tra i 10 e i 17 anni, hanno condiviso con i caschi blu italiani una serie di attività ludiche ed educative, che ha consentito di creare un’atmosfera di affiatamento e amicizia. I ragazzi, insieme ai militari dellaGranatieri di Sardegna e a quelli del 1° Reggimento Trasporti, hanno preparato la pizza, insieme hanno partecipato all’utilizzo del “robottino” EOD e insieme hanno dipinto.



Con il solo utilizzo delle mani hanno dipinto due grosse tele. Due immagini che, seppur a primo avviso semplici, racchiudono grande significato. La prima è un cuore circondato di mani, come a voler significare che proprio grazie alla sinergia reciproca si puo arrivare alla pace, all’unione, qui identificata con un grande cuore rosso, simbolo da sempre riconosciuto come manifestazione e trasmissione di sentimento, e servono tante mani affinche ci sia stabilità e sicurezza in un Libano martoriato da troppo tempo. Nella seconda tela un grande albero. L’albero è uno dei primi disegni che i bambini imparano a fare sin da piccoli, a rappresentare la vita, la crescita. Due tele quindi che nella loro semplicita portano grandi messaggi di unione, sinergia, pace e crescita.
Non poteva mancare la visita di Babbo Natale, che a bordo di un VBL puma ha consegnato ai ragazzi doni natalizi. Si è così conclusa la giornata che, grazie all’incontro con la popolazione locale e i ragazzi del Mosan Centre, ha illuminato i cuori degli uomini del contingente portando loro un sorriso, dando un’ulteriore speranza per un Libano stabile e sicuro.
Foto: © Francesco de Chirico dei Granatieri di Sardegna

19 dicembre 2013

Doni natalizi ai ragazzi libanesi consegnati dai caschi blu italiani


Libano, 18 dicembre 2013 – Si avvicinano le festività natalizie anche per gli uomini impegnati nella missione di pace Unifil e per la popolazione libanese. Un clima di pace e armonia che i nostri uomini hanno voluto condividere distribuendo doni natalizi, col contributo del Civil Affairs Office del Comando UNIFIL e della cellula CIMIC del Settore Ovest, ai ragazzi della scuola pubblica di Al Naqora, che comprende classi materne, elementari e medie.
Proprio sull’investimento nella formazione culturale delle nuove generazioni è andato l’interesse del Generale di Brigata Maurizio Riccò, Comandante del Settore Ovest, a guida della Brigata Granatieri di Sardegna, che, alla presenza del Sindaco di Al Naqoura, Mahmoud Ali Mahdi, ha ricordato che è grazie a quest’investimento che si potranno raggiungere gli obiettivi di pace, di stabilità e convivenza.
Al termine della visita il contingente Italiano è stato ringraziato dalle Autorità presenti per il fondamentale e prezioso impegno prodigato nella realizzazione dei numerosi progetti per le popolazioni del Sud del Libano.
Copyright immagini: Ministero della Difesa (per gentile concessione)

18 dicembre 2013

Segretario provinciale AdP smaschera la bufala della lettera del presunto poliziotto

E’ una bufala la lettera del poliziotto, che gira in questi giorni sulla rete, che dichiara di essere stato sanzionato dal punto di vista disciplinare dopo essersi levato il casco durante la manifestazione del 9 dicembre a Torino. È quello che si evince dalla scoperta di Roberto Maccione, segretario provinciale del sindacato AdP (Autonomi di Polizia) di Genova che, per arrivare alla verità, si è confrontato con alcuni colleghi dello stesso reparto mobile di quelli che erano in piazza. Togliersi il casco è di prassi in ambito di OP pacifiche, mentre l’autore della lettera sosteneva che la Questura piemontese stava vagliando quale sarebbe stata la punizione per chi aveva commesso quel gesto. Di seguito la comunicazione di Roberto Maccione a proposito di quanto descritto: “Nei giorni scorsi alcuni disinformatori hanno fatto girare su internet una lettera in cui, il presunto autore, racconta di essere uno dei poliziotti che a Torino si sono tolti il casco il 9 dicembre, durante la manifestazioni dei cosiddetti forconi. In questa lettera veniva riportato che la questura del capoluogo piemontese stava studiando come punire i poliziotti autori di questo gesto che, come già ampiamente spiegato da noi, in realtà non è che una normali prassi operativa. Per scoprire la verità ho preso contatti con colleghi che lavorano insieme a quelli in servizio quel giorno. Ho scoperto che ovviamente nessun procedimento disciplinare è previsto o ipotizzato nei loro confronti. Inoltre chi ha ideato quella falsa lettera non conosce il regolamento della Polizia di Stato, infatti. Lo speciale sistema sanzionatorio, previsto dall’art. 12 del D.P.R. 25 ottobre 1981, n. 737 per gli appartenenti alla Polizia di Stato, sebbene non preveda che la contestazione disciplinare all’operatore di polizia debba avvenire in un termine perentorio (T.A.R. Piemonte, sez I, 27 maggio 2005, n. 564), nondimeno, per espresso rinvio normativo, trova applicazione, in tali evenienze, l’art. 103 del D.P.R. 10 gennaio 1957, n. 3, in forza del quale la contestazione degli addebiti deve avvenire “subito”.
Si ringrazia Roberto Maccione, segretario provinciale del sindacato AdP di Genova, per aver finalmente fatto luce su questa vicenda.

11 dicembre 2013

I Celerini, una divisa indossata con onore, rispetto e professionalità

11-12-13, Roma - Piazza Montecitorio, si attende il voto di fiducia del Parlamento. Doveva essere il giorno della grande rivoluzione, quella che avrebbe cambiato l’Italia. Forse è solo l’inizio. A manifestare erano presenti alcune centinaia di persone. Le piazze intorno alla Camera e al Senato erano blindate. Ogni tanto qualche politico si affacciava tra i manifestanti per aggiornarli di ciò che stava accadendo all’interno della Camera. Ogni tanto qualche manifestante, in modo assolutamente pacifico, esprimeva liberamente la sua opinione. Striscioni di protesta e Tricolore coloravano la piazza. La maggior parte dei manifestanti, come da consiglio che girava in questi giorni sui social network, era seduta per terra per non dar adito a nulla che potesse essere malinterpretato. A separare i manifestanti dalla piazza blindata ci stava un cordone formato dagli uomini dei Reparti Mobili della Polizia di Stato, i cosiddetti Celerini, che come da prassi erano rigorosamente senza caschi, non ce ne stava il motivo.


Ho assistito alla manifestazione per parecchie ore e la mia attenzione è andata proprio agli uomini in blu, oggetto di più controversie nei giorni passati. Ho avuto modo di osservare il loro lavoro, la loro professionalità, il loro modo di porsi, come trattavano con le persone, il loro modo di esseresuper partes, sia che erano politici a parlare che manifestanti, e così è giusto che sia. Sono uomini, esseri umani, hanno idee e ideali anche loro, malcontenti o meno, ma ciò non intacca il rispetto per la divisa che indossano. Spesse volte gli si manca di rispetto anche semplicemente nel chiedere un’informazione, senza far precedere la richiesta da un buongiorno, buonasera, allo stesso modo di chi entra in un bar esordendo con “un caffe” senza un saluto e un perfavore. I Celerini tutelano l’ordine pubblico, tutelano la nostra incolumità, ma non si fermano li, vanno oltre. Sanno ascoltare con comprensione chi si avvicina a loro espondendo un problema, sono attenti osservatori, stanno a riposo senza abbassare mai la guardia, sono bravi psicologi, e tutto cio senza farsi coinvolgere e sempre con un alto livello di attenzione. Devono essere pronti a tutto, fa parte del loro lavoro.

02 dicembre 2013

Mettici il cuore: il tenore Andrea Bocelli canta a favore dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù


Citta del Vaticano, Sala Paolo VI, 02 dicembre 2013 - Decine di cuori rossi, portati da giovani ballerini del Balletto di Roma e dalle atlete di ginnastica ritmica della Polisportiva Sempione, hanno invaso la gremita aula Paolo VI, in occasione della serata organizzata dalla Segreteria di Stato Vaticana a favore dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma per la nuova Terapia Intensiva Cardiochirurgica. Cuori rossi di carta dove su ognuno i bambini avevano scritto un pensiero, un desiderio, quello che ha fatto sorridere di più la platea è stato “Da grande voglio fare il papa”. Ben 9000 le persone presenti. Il cuore quindi è stato il leit motiv della serata presentata da Antonella Clerici, che interpellandosi proprio al cuore del pubblico presente ha proposto, a chi in possesso di un cellulare, di inviare un SMS da due euro a favore dell’iniziativa. La penombra della sala è stata subito illuminata dai cellulari delle molte persone che hanno aderito alla proposta.
Il tenore Andrea Bocelli
La violinista Anastasiya Petryshak
La serata è quindi iniziata con l’entrata in sala della Corale Quadriclavio di Bologna e dell’Orchestra sinfonica Rossini di Pesaro. Protagonista della quarta edizione del concerto solidale “La luce dei bambini” è stato il Maestro Andrea Bocelli, assente dalla scena romana da ben 5 anni, che da sempre impegnato nel sociale, è salito sul palco della sala Paolo VI a titolo gratuito. Il tenore ha intonato alcune tra le pagine sacre più popolari ed intense della storia della musica, dall’Ave Maria di Franz Schubert a quella di Charles Gounod, da un estratto dalla Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini al Panis Angelicus di César Franck. I brani del Maestro sono stati alternati dalle voci di artisti di fama internazionale della musica lirica.



È stato scelto il cuore come simbolo della serata perché in linea con la nuova campagna di comunicazione sociale del Bambino Gesù, l’unico ad avere un reparto intensivo di cardiologia pediatrica del Centro Italia, riconosciuta come area di eccellenza nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
E proprio i cuori sono stati gli omaggi per gli ospiti intervenuti, un grande cuore rosso al Maestro Bocelli e due cuori a Sua Eccellenza Mons. Pietro Parolin dopo aver fatto il suo discorso di ringraziamento al pubblico presente e annunciato, a sorpresa dei presenti, la visita che Papa Francesco farà a Dicembre ai piccoli pazienti del Bambino Gesù poco prima del Santo Natale.
Mons. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano
In sala erano presenti personaggi del mondo dello spettacolo quali Al Bano e Toni Santagata, personaggi del mondo istituzionale tra cui l’ex presidente del Senato Renato Schifani, le rappresentanze delle varie Ambasciate presenti in Italia, i rappresentanti degli sponsor e rappresentanti ecclesiastici tra i quali non poteva mancare il cardinale Tarcisio Bertone, predecessore di Mons. Parolin e il sostituto Mons. Angelo Becciu, il Cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e altri. 
Il concerto "La Luce dei bambini" 2013 è stato realizzato grazie al sostegno di Pirelli, Gruppo Scarpellini, GreenNetwork, Università Niccolò Cusano e Marsh SpA, già al fianco dell'Ospedale nella campagna di comunicazione sociale "Mettici il cuore".